E-ra Digitale: l’ADOC Napoli e Campania “a scuola” di Fake News

E-ra Digitale: l’ADOC Napoli e Campania “a scuola” di Fake News

di Giovanni Abbatangelo

Ogni giorno sentiamo parlare di “Fake News”. Ne parlano tutti: politici, opinionisti, scienziati, gente comune… La traduzione letterale è “notizie false”, ma il termine comprende non soltanto le semplici “bufale”, ma anche le sviste, la satira, la parodia e i fatti manipolati con lo scopo deliberato di arrecare un danno a qualcuno o a qualcosa. Oggi viviamo una gravissima emergenza sociale: la disinformazione si trova dappertutto, l’analfabetismo funzionale (il fenomeno per cui una persona, pur essendo in grado di leggere e scrivere, non sa applicare tali competenze per estrarre le informazioni più rilevanti dal testo che sta leggendo) tende a crescere anno dopo anno, i social network, sempre più pervasivi, ci inondato di svariati gigabyte di informazioni ogni giorno.

La domanda da porsi è quindi: come facciamo a riconoscere le fake news e a sopravvivere a questo ingestibile “disordine informativo?

La risposta è molto semplice: sviluppare “spirito critico”, ossia padroneggiare le capacità di chi non accetta nessuna affermazione senza prima interrogarsi sulla sua validità, tendendo a considerare vera un’opinione soltanto quando è in grado di verificarla. Sono capacità che, purtroppo, la maggior parte di noi sta perdendo, ma che possono essere affinate seguendo dei semplici consigli.

Occorre innanzitutto leggere attentamente i titoli. Se ci imbattiamo in un titolo dai toni troppo sensazionalistici o che non corrisponde a ciò che, successivamente, troviamo nel corpo dell’articolo, molto probabilmente ci troviamo di fronte ad una bufala scritta con il chiaro obiettivo di attrarre vittime ignare.

Prima di condividere un’informazione è buona norma approfondirla, verificandone la provenienza. Tutti gli editori “seri” hanno sempre una pagina web in cui spiegano chi sono e cosa fanno, quindi, se non riusciamo a reperire facilmente queste informazioni, è bene che si attivi un campanello di allarme nella nostra testa.

Allo stesso modo, è necessario individuare l’autore, che dovrebbe sempre essere una persona realmente esistente e, meglio ancora, firmarsi. Spesso ci imbattiamo in articoli scritti da “giornalisti” che si nascondono dietro a uno pseudonimo o un nickname, e in tal caso sarebbe meglio diffidare di ciò che stiamo leggendo.

Ed ancora, occorre sempre verificare le fonti da cui è partito chi ha scritto l’articolo. Non di rado si prende spunto da testate dalla scarsa affidabilità per confezionare un pezzo, contribuendo più o meno consapevolmente a diffondere cattiva informazione.

Ultimo atteggiamento da tenere, ma non meno importante degli altri, è quello di non tener conto dei nostri pregiudizi su fatti e persone. Tutti abbiamo dei pregiudizi che posso influenzare la nostra opinione rispetto ciò che ci apprestiamo a leggere. E specialmente quando la notizia conferma l’idea che già riteniamo corretta, ci viene d’istinto condividerla senza alcuna verifica. I creatori di bufale conoscono bene questi meccanismi mentali, e li sfruttano per creare notizie credibili o quantomeno verosimili agli occhi di chi già nutre qualche pregiudizio.

Man mano che Internet e le tecnologie digitali modificano il nostro stile di vita, trasformano le abitudini di consumo e si insediano nella sfera privata di ognuno di noi, diventa sempre più importante sviluppare una corretta alfabetizzazione digitale. Un ruolo di prim’ordine può essere svolto dalle scuole e dalle associazioni che operano sul territorio, con il supporto della politica. In tale contesto, il Ministero dello Sviluppo Economico sta portando avanti il progetto “e-RA DIGITALE: il consumatore incontra il web”, realizzato dalle associazioni dei consumatori Adoc, Adusbef e Federconsumatori, con lo scopo di tutelare gli utenti dai rischi derivanti dall’utilizzo non corretto delle tecnologie digitali e dalle transazioni economiche effettuate on-line.

Nell’ambito di questo progetto, l’Associazione per la Difesa e l’Orientamento del Consumatore ADOC Napoli e Campania, sta mettendo in campo una serie di attività rivolte ai cittadini più giovani al fine di educare i consumatori ad un utilizzo consapevole ed informato delle piattaforme digitali, sensibilizzandoli attraverso una campagna di informazione di forte impatto.

La punta di diamante di questo programma sono gli incontri informativi nelle scuole. Venerdì 10 gennaio 2020, l’ADOC Napoli Campania, in collaborazione con l’istituto scolastico “Villa Fleurent” di Napoli Capodichino, ha organizzato una giornata di formazione con gli studenti delle classi I, II e III media dell’istituto.

L’incontro ha avuto l’obiettivo principale di spiegare ai giovani consumatori digitali l’importanza di comprendere cosa siano le “fake news”, e fornire loro gli strumenti per individuarle e difendersi dai pericoli da esse derivanti.

Sono stati sviscerati numerosi concetti, tra cui il “clickbaiting”, il “disordine informativo” e lo “spirito critico”, con un’ottima risposta da parte dei giovani allievi, naturalmente entusiasti di addentrarsi più approfonditamente in una realtà che vivono ogni giorno sui loro device, nonostante la giovane età. Sono stati inoltre presentati numerosi esempi pratici per aiutare a comprendere nozioni anche complesse, e ogni allievo ha partecipato, al termine dell’incontro, a un divertente quiz finale che gli ha permesso di ottenere come ricordo dell’evento un’utile borraccia in metallo. “E’ molto importante – spiega Imma D’Aquino, vice-presidente dell’Associazione ADOC Napoli e Campania – per una realtà come l’ADOC, che vive ogni giorno il territorio, instaurare un contatto diretto con questi ragazzi che saranno i consumatori di domani”. Prosegue Giuseppe Stellano, presidente dell’ADOC Campania: “il web è un posto tanto ricco di opportunità quanto di pericoli. È necessario sviluppare una coscienza critica fin dalla più tenera età per far in modo che ognuno di questi ragazzi sia, in futuro, meno esposto a dei danni anche gravi”. Si dice soddisfatto Giovanni Abbatangelo, formatore: “entrare nelle scuole è una grande responsabilità. I ragazzi, in questa fase della loro vita, sono come una spugna, e spetta a noi, che già padroneggiamo gli strumenti per orientarci nel mondo digitale, cedere loro queste importanti capacità. I ragazzi hanno risposto con grande entusiasmo, e credo che questo sia il più grande successo”.

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