Secondo una stima dell’Adoc, oggi una famiglia spreca circa il 5% di quanto spende per la spesa alimentare.
Il peso della spesa alimentare sul reddito è molto rilevante nei bilanci familiari, bisogna diminuire la percentuale di spreco verso un consumo più responsabile e sostenibile.
Inoltre, ridurre gli sprechi alimentari è base e fondamento dell’economia circolare. Non solo non sprecare, ma una volta utilizzati vanno anche riciclati nel modo giusto.
Il sistema economico attuale, sistema lineare, è inefficiente e costoso, sia per l’ambiente, che per i cittadini-consumatori e per le imprese.
Le parole chiave del modello lineare sono “prendi, produci, getta” (Take, Make, Dispose).
Ma è possibile sostituirlo attraverso l’applicazione del modello dell’economia circolare basato sulle famose tre “R”: ridurre(gli imballi dei prodotti, gli sprechi di materie prime, eccetera), riusare (allungando il ciclo di vita dei beni) e riciclare (gli scarti non riutilizzabili) (Reuse, Reduce, Recycle).
Nell’economia circolare i prodotti sono pensati per avere una nuova vita.
Uno studio della Ellen McArthur Foundation evidenzia come, solo in Europa, l’economia circolare può generare un beneficio economico da 1.800 miliardi di euro entro il 2030, può creare nuovi posti di lavoro e incrementare del 3% la produttività annua delle risorse.
In Italia è cresciuta la sensibilità sul fronte dei rifiuti. Negli ultimi anni la percentuale di sprechi alimentari si è ridotta sensibilmente, passando da circa il 15% della spesa al 5%, per un controvalore economico di circa 265 euro l’anno a famiglia.
La riduzione degli sprechi evidenzia come i consumatori tendano sempre di più a investire maggiormente sulla qualità dei prodotti, cercando nuove e più vantaggiose forme di risparmio, privilegiando aspetti quali la sostenibilità del prodotto o dell’azienda produttrice. E’ un passo deciso verso un consumo più responsabile e sostenibile, rispettoso dell’ambiente e dei lavoratori.
I componenti biologici e tecnici di un prodotto sono progettati col presupposto di adattarsi all’interno di un ciclo dei materiali, progettato per lo smontaggio e riproposizione. I nutrienti biologici sono atossici e possono essere semplicemente compostati. I nutrienti tecnici – polimeri, leghe e altri materiali artificiali – sono progettati per essere utilizzati di nuovo con un dispendio di energia minimo.
Modularità, versatilità e adattabilità sono da privilegiare in un mondo in incerta e veloce evoluzione. Lavorando verso l’economia circolare, dovremmo concentrarci su prodotti di più lunga durata, sviluppati per l’aggiornamento, l’invecchiamento e riparazione, considerando strategie come il design sostenibile. Diversi prodotti, materiali e sistemi, con molti collegamenti e misure sono più resistenti di fronte a shock esterni, rispetto ai sistemi costruiti solo per l’efficienza.
Come per tutti gli esseri viventi, l’energia dovrebbe provenire dal flusso generato dalle forze naturali, prima tra tutte l’energia solare.
La capacità di capire come le cose si influenzano reciprocamente, entro un intero. Gli elementi sono considerati come “adatti a” infrastrutture, ambiente e contesto sociale. Il pensiero a sistemi di solito si riferisce a sistemi non lineari: sistemi in cui attraverso condizioni di retroazione e partenza imprecisa il risultato non è necessariamente proporzionale all’ingresso e dove l’evoluzione del sistema è possibile: il sistema può evidenziare proprietà emergenti. Esempi di questi sistemi sono tutti i sistemi viventi e qualsiasi sistema aperto come i sistemi meteorologici o le correnti oceaniche; anche le orbite dei pianeti hanno caratteristiche non lineari.
FONTE: http://www.adocnazionale.it/sprechi-alimentari-le-10-regole-adoc-evita/
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